Femminile Plurale
NON LIBERA, SONO IO
Anna Segre
Sono stata educata che gli adulti hanno l'ultima parola, che i professori hanno quasi sempre ragione, e nel quasi sta una preparazione tale da confutarli.
Non si risponde per le rime a uno più potente che ti rivolgerà contro ritorsioni di ogni tipo, non si offende il personaggio ambito, il fico della classe, non si dubita del dottore e ci si fa visitare come dice lui, si ubbidisce alla divisa, alla legge, a Dio.
Noi non siamo state educate per dare calci nelle palle a chi esagera o abusa, noi non siamo state addestrate a denunciare.
I nostri maestri ci vogliono vincenti e adeguate, i nostri familiari ci vogliono inserite nel sistema, dobbiamo sapere come funziona e starci dentro, per il nostro DNA, verso l'infinito e oltre.
E il sistema è che chi ha potere può abusarne, non che chi ha potere si prende la responsabilità delle proprie azioni.
E il sostegno dell'abuso è capillare, particolareggiato, sempre al confine col lecito, ma mai al di là.
Chi difenderà la studentessa bella forzata dal prof affascinante? Nemmeno lei. Anzi: lei è la prima a dubitare di sé. Il vero abuso lascia dubbi all'abusato su di sé: ammettilo, tu eri connivente.
L'unica punizione dell'abuso sta nella rivelazione: l'abusatore non è pronto allo sputtanamento, perché non è un evento probabile, non avviene quasi mai. Sono dinamiche collaudate, apparecchiate con tutte le posate necessarie dai secoli dei secoli. È come sradicare una quercia con le mani: quante dovrebbero essere, per riuscirci?
Perciò oso dire che deve cambiare la legge, quella morale, quella etica, deve cambiare lo sguardo nostro su chi ha potere, qualsiasi potere, dall'insegnamento alla cura, dalla genitorialità all'ordine sociale.
Noi, tutte quante, non guardiamo abbastanza attentamente chi ha potere: è fatale l'occhio di chi dipende ed è obbligato a fidarsi, ma noi siamo agnelli abituati a serrare gli occhi per la paura, la consuetudine, la pace, non siamo innocenti.
Per aprirli, dovremmo disubbidire a noi stesse, a mille mila anni di agnellitudine e testa bassa, dovremmo disubbidire alle madri che ci vogliono di bianco ai padri che ci tengono in riga, all'ovvietà degli esiti.
Volevo essere una donna libera, ma, come dice Lara Pace, per il momento, sono solo una che cerca di liberarsi.